Nel sistema lavoro delle economie avanzate, i millennials sono oggi uno dei gruppi più importanti.

Si tratta della prima generazione che ha vissuto in pieno i cambiamenti portati da internet: protagonisti assoluti nel mondo delle nuove professioni digitali, ma, al tempo stesso, tra i più esposti a burnout ed alienazione. Come trovare, a livello di management, una soluzione a questi rischi? Il tema è stato trattato dal portale online HR Technologist.

Un’affascinante risposta è quella collegata alla gamificazione delle attività e della valutazione della performance: una generazione cresciuta con i videogiochi e costantemente connessa alla rete è di sua natura fortemente competitiva. Molte aziende hanno fatto leva con successo su questo approccio, dando vita a sistemi di valutazione della performance basati sugli stessi parametri ludici che hanno da sempre accompagnato questa prima generazione di nativi digitali.

In questo scenario, soluzioni come valutazione immediata della performance (instant feedback), analisi valoriale dei collaboratori, utilizzo di strumenti di comunicazione istantanea, si sono rivelate essere molto efficaci in termini di equilibrio tra performance e stress.

Si tratta solo dei primi passi, molte cose devono senz’altro essere ottimizzate, ma la gamificazione è destinata ad avere un ruolo di primo piano nell’organizzazione del lavoro per le generazioni presenti e future dei nativi digitali.

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In queste prime settimane di riassestamento nel mondo del lavoro post covid-19, le attività pubbliche e private meglio organizzate in termini di digitalizzazione hanno avuto un notevole vantaggio. Lo stesso vale anche per le nazioni: l’esempio più significativo è quello dell’Estonia.

L’economia della repubblica baltica è da tempo impostata su dinamiche tech avanzate. Il governo è digital e la maggior parte dei servizi del paese possono essere somministrati elettronicamente. Da tempo i cittadini estoni votano online e tutte le ricette e procedure mediche sono digitali. Digitale è anche la carta d’identità che contiene all’interno di un unico documento non solo le informazioni personali, ma anche quelle relative a salute, fisco e buona condotta. A livello di affari è poi possibile richiedere una residenza fiscale digitale, che permette di pagare le imposte nel paese baltico. Di fatto, una forma di immigrazione digitale.

Il 99% delle abitazioni estoni è collegato ad una delle più veloci reti internet del continente, mentre il sistema educativo è leader mondiale nell’utilizzo e nello sviluppo di tecnologie digitali. In altre parole, quando il governo ha dichiarato lo stato di emergenza, la prospettiva di lavorare, studiare o fare shopping dalle proprie abitazioni, non ha provocato in Estonia le stesse difficoltà verificatesi nella maggior parte degli altri paesi. Guardando a quello che già da ieri era il modello di sviluppo dell’Estonia, possiamo trovare molti spunti utili per creare l’esempio su cui realizzare la nostra realtà di domani.

Per maggiori informazioni sul caso Estonia, potete fare riferimento a questo articolo pubblicato da The New Yorker.

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